Wednesday, November 24, 2010

Cast no shadow - 21

La sistemazione per quella notte si trovava a poca distanza dall'obiettivo della loro ultima missione: il Maestro Fyodor aveva programmato ogni singolo passo di quel viaggio, e quella notte l'avrebbero passata su Metis, tra i satelliti di Jupiter il più vicino al pianeta, detto il Gigante Gassoso. La sistemazione scelta era all'interno dell'antico complesso industriale di estrazione del plutonio, le cui origini risalivano ai primi decenni del secondo millennio PS. Agli inizi del 1900 PS, una grande operazione di recupero e ristrutturazione immobiliare aveva riportato in vita quasi tutti i complessi abitativi costruiti originariamente dai primi pionieri ed estrattori, lì insediati durante la cosiddetta "febbre del plutonio": i nuovi complessi residenziali erano un insieme di enormi torri in vetroresina molecolare, di altezze diverse, ove la più bassa raggiungeva i 750 metri. Questo materiale innovativo permetteva di rendere trasparente l'intera costruzione, quasi come se fosse invisibile, solo scontornato contro la luce del sole, che generava giochi di colori evanescenti, ed accentuava bordi e spigoli, rendendo praticamente invisibile il resto della costruzione e persino i suoi contenuti. Nessuna delle torri era quindi realmente visibile, e non gettava alcuna ombra al suolo, nelle rare giornate di sole. Ai confini della provincia il luogo veniva spesso denominato "Nessunposto", con toni solitamente sarcastici, poichè rappresentava luoghi remoti dove nessuno si fermava più di qualche giorno.
La visione del paesaggio dall'orbita di navigazione era spettacolare da togliere il fiato, e ricordava quegli schizzi dei disegni fatti millenni prima a mano con il lapis - quello strano antico strumento di scrittura - su carta gialla dagli antichi disegnatori terrestri come Leonardo da Vinci.


Quella notte il Maestro Fyodor e Yarki avevano riservato una stanza al dormitorio municipale di Metis, compreso tra le due torri più alte del complesso di Nessunposto: due stanzette modeste, il cui unico arredamento erano un piccolo letto ed una poltrona da studio. Il viaggio fino ad allora era andato bene, senza alcun intoppo: si stavano muovendo con i mezzi pubblici dove possibile, alternandoli a mezzi di fortuna e raccogliendo un passaggio sui mezzi dei commercianti in transito tra le varie province e pianeti. Il tragitto era stato disegnato meticolosamente, apposta per lasciare le giuste tracce nel caso qualcuno li stesse pedinando: dovevano comparire come due membri dell'organizzazione dei Messaggeri del Verbo: Yarki, giovane, era un semplice membro del Plotone della Salvezza, mentre il Maestro Fyodor era un Gerarca Inferiore, non foss'altro che per la sua avanzata età non poteva risultare ad un livello più basso di questo.
Il copione prevedeva che Fyodor fosse uno dei Maestri Venerabili, gli istruttori del Verbo che venivano periodicamente incaricati di portare in giro i giovani allievi per illustrare loro gli insegnamenti del Verbo, appunto. Lo stesso copione prevedeva che questo fosse il loro viaggio di ritorno da una missione alle remote porte del pianeta Terra.


"Maestro, la mia fede nella scienza vacilla. Troppe sono state le energie dedicate a trasformarmi in un sacerdote" - sottolineò volutamente la parola quasi come se gli desse un senso di ribrezzo - "... so di non esserlo, nel mio profondo... ma una parte di me vorrebbe quasi credere al Verbo, oramai..."
"Ora tu sei un Messaggero del Verbo, Yarki. Devi esserlo, fino in fondo... di questo ne sono certo... non c'è più spazio per due vite. La nostra vita ora è il Verbo. Ma non temere, il Verbo ci salverà. E' scritto, di questo ne sono certo."
"Ma Maestro", si affrettò ad esclamare Yarki, "non è possibile, fino a pochi giorni fa eravamo due uomini di scienza, di accademia... ed ora... all'improvviso... ?"
"Noi siamo quello che vuole il Verbo. Ora. Di questo ne sono certo", ansimò lentamente le ultime parole, chiuse gli occhi ed inspirò con tutta la forza che aveva. Poi riprese: "Yarki, ancora pochi giorni e saremo nella residenza dei Messaggeri del Verbo, la nostra residenza... nessun errore è permesso, ricorda la disciplina, e pensa solo alla Regola. So che non sbaglierai, di questo ne sono certo. Ora va'... riposa e prega per la salvezza dei mondi". Fece un cenno con la mano, in direzione della porta, richiuse gli occhi ed iniziò a pregare tra sè e sè.
Yarki uscì in silenzio, il capo chino, le mani giunte in grembo, e scomparve pregando.
Appena Yarki uscì, Fyodor estrasse il ricevitore, digitò frettolosamente un messaggio di poche parole sul display, attese la conferma di invio... Un sorriso enigmatico si stagliò sul suo viso avvolto dall'ombra della stanza. Riprese a pregare...

Sunday, November 07, 2010

Original sin - 20

"... e dopo l'inferno di fuoco vennero le tenebre sui mondi conosciuti... sul primo mondo scese uno scudo di buio, l'unico calore rimasto, quello della lava, non bastò a riscaldare la vita degli uomini, trasformati in bestie dalla sofferenza e dalla malattia... un solo gruppo si salvò per l'eternità, e solo l'uomo bianco avrebbe aperto le porte della risurrezione..."


"... l'uomo bianco formulerà l'enigma... e l'uomo bianco lo risolverà..."


"Peter, Georgyu, è tempo di riunire il Gran Consiglio. Convocate i Gerarchi, Clémence ha importanti comunicazioni".


"Sarà fatto, Clémence", risposero all'unisono Peter e Georgyu.


Clémence scomparve senza lasciare traccia di sè, così come aveva fatto ingresso nella sala della Meditazione. I due Sacerdoti non si erano accorti da dove arrivasse, nè in quale punto del buio androne la sua figura fosse stata inghiottita. Ogni suo movimento era totalmente silenzioso, la voce acuta e possente, ma melodiosa, parlava sempre di sè in terza persona, ed aveva un carisma eccezionale, unico, che spiegava il motivo per cui era... Clémence.


La Regola voleva che Peter e Georgyu fossero sempre i primi a conoscere i pensieri di Clémence, ma anche che ogni sua decisione definitiva fosse irrevocabile. Peter e Georgyu avevano il diritto di discutere, anche animatamente, sulle decisioni di Clémence, potevano esprimere la loro contrarietà anche con toni duri, ma l'ultima parola spettava sempre e solo a Clémence. Per questo motivo la successione alla morte di Clémence sarebbe stato inevitabilmente un processo complesso e drammatico. Diritto di Clémence era quello del Testamento Ereditario, ossia la possibilità di designare il successore seguendo la prassi della Chiave del Verbo: Clémence possedeva la Chiave Sacra, l'unica che poteva aprire lo Scrigno di Almathea. La chiave veniva portata al collo da Clémence, ma nessuno, tranne Peter e Georgyu, l'aveva mai veduta. Si diceva che Clémence avesse già designato il suo successore, consegnandogli la chiave in segreto, ma nessuno ne aveva ancora realmente avuto prova.


"E' in arrivo un periodo di grande fatica, di terrore, Georgyu. Lo sento in sottofondo, e non vorrei sbagliarmi... Tu che sei più saggio ed hai maggiore esperienza, cosa senti?", disse Peter.


"Io sento in sottofondo solo il canto di Clémence provenire dalle sue stanze... Peter. Non ci è dato di capire, dobbiamo solo agire, ed attenerci ai fatti, a ciò che abbiamo davanti agli occhi. Le sensazioni non portano da nessuna parte, se non al declino. Le Scritture Terrestri di 4000 anni fa... ricordi cosa dicevano del Peccato Originale? La tentazione, ciò che ha diviso l'Uomo da Dio e per questo lo ha reso mortale... L'uomo volle disobbedire alle Regole di Dio, e decidere da solo cosa è Bene e cosa è Male... Ecco, a questo, Peter, non dovremo mai cedere. I tuoi dubbi... sei giovane, hai ancora molte cose da imparare, ma tu... sei Peter, e questa è la Regola", disse puntando due dita sulla propria tempia. "...e su questa Regola nascerà la nostra Organizzazione... e la Regola non dovrà mai essere infranta. Vado a convocare gli altri Sacerdoti, tu occupati della sala. Clémence ci illuminerà tra pochi istanti..."


Georgyu scomparve nel buio, come poco prima aveva fatto Clémence. In lontananza si udivano le note maestose dell'organo e la voce di Clémence intonata in un canto propiziatorio alla meditazione del Gran Consiglio.


Un pensiero balenò nella mente di Peter: "Dio..."