Sunday, March 28, 2010

Eye in the sky - 5

Magnus Gaudius Colonna. Il nome che gli aveva dato sua madre era stato per lui inevitabilmente come un bollo, una vocazione a cui non potè sfuggire mai più per tutta la vita.
Era nato a Roma, la capitale delle Province Meridionali dell'Europa Terrestre, il giorno trecentocinquantanovesimo dell'anno MCLXXX PS, era di Nettuno, la notte del golpe dei Generali: la madre, in preda alle forti crisi di doglie, non aveva nessuno che potesse farla partorire come si doveva per legge, usando il servizio teleguidato dell'Unità Sanitaria Mondiale. Il suo reddito non bastava per accedere all'assistenza garantita, quindi dovette partorire da sola, come si faceva una volta, centinaia di anni prima. Nel giro di pochi intensi e dolorosissimi minuti il bambino vide la luce e lei, con le poche forze rimaste, cercò istintivamente di dargli il calore e l'affetto che non aveva mai avuto in vita sua: il suo primo pensiero dopo il parto andò a sua madre, una donna arida, piena di sè, che l'aveva sempre trattata come un rifiuto; "mai e poi mai mio figlio farà la mia fine triste in questo mondo di bestie!", pensò... e lo strinse a sè, disperata, con tutte le sue forze.
Finchè non capì che il bambino aveva fame. "Mio dio! Che cosa ho fatto...", e ripensò a quando quella notte fece l'amore con la guardia, quell'uomo affascinante, appena conosciuto in uno dei tanti locali per lo Svago Certificato: dopo qualche drink gli aveva raccontato di essere un'Eletta, mostrandogli il tatuaggio sul petto, della tipica forma che contraddistingueva le portatrici del Potere dei Sensi. Ovviamente, lui cadde nella sua trappola in un istante.

Mentre ricordava quella sera, si rese conto che non poteva tornare indietro, ma odiava con tutte le sue forze quell'uomo, di cui non sapeva nè il nome, nè il codice. E odiava questo piccolo essere che non aveva mai desiderato veramente. La malattia incombeva, da mesi ormai non riusciva più ad usare le mani, sentiva sempre più intorpidite le braccia, la notte si svegliava all'improvviso e, presa dal terrore, si sentiva ribollire il sangue nelle vene, fino a quel tipico dolore lancinante al petto, proprio sotto al tatuaggio fatto tanti anni prima.
Il piccolo gemeva, respirava a fatica, continua a piagnucolare, aveva fame: ma non c'era nemmeno un bicchiere di proteine liquide nel refrigeratore. Cercò di raccogliere qualche credito per chiamare il rifornimento alimentare e farsi portare un pacco di proteine sintetiche, quelle che al mercato nero si trovavano anche per pochi crediti. Purtroppo, però, non arrivava nemmeno al valore di un mini-pacco, la dose minima giornaliera. Presa da un raptus di rabbia, pensando ormai alla morte imminente... capì che non poteva fare altro: alzò il bambino verso il soffitto scrostato, e mentre piangeva dal dolore, lo scagliò contro la parete, sperando che con un colpo secco si sarebbe spento, e i problemi sarebbero finiti!
Ma nulla... quello continuava a piangere come un dannato. Mentre si rotolava per terra, il corpicino si scoprì, la coperta sfilò via e lei notò che perdeva sangue dalla bocca e dal petto. Si buttò su di lui, disperata per il gesto che aveva appena compiuto... lo prese in braccio e, mentre lo stringeva a sè, si accorse della mostruosità che aveva appena compiuto. Improvvisamente realizzò che si trattava di un segno del Destino. No, non poteva essere così... impossibile! Si avvicinò al bambino, gli prese le mani con un misto di delicatezza e repulsione... gli alzò le mani tenendo le sue ditine tra pollice e indice... alzò le braccia del bambino... contò... 1... 2... 3... 4... 5..... 6......... 7! Mio dio!

Magnus Gaudius Colonna era il nome per il Popolo, ma al Comitato lo chiamavano "il Papa". Vestiva sempre e solo di abiti bianchi, dei tessuti più eleganti e costosi provenienti dalle colonie remote di Plutone. Da anni ormai se li faceva confezionare dal sarto più famoso di tutti i mondi conosciuti, Alistair Dromfot Jr., discendente di una grandiosa famiglia di confezionatori e sarti nativi del famoso pianeta Queen Elizabeth of London, nel sistema di Diadem, costellazione di Comae Berenices.

Alla morte di sua madre - aveva solo 5 anni - si ritrovò a vivere con l'amico di lei, che negli ultimi anni, con la scusa di accudirla negli ultimi tempi di malattia e di vita, le aveva spillato quei pochi crediti che il Comitato assicurava come sussidio DAD. Quando si rese conto che quest'uomo non aveva fatto altro che approfittare della situazione, che aveva usato tutti i soldi di sua madre per goderseli al gioco e con le donne dei locali di Svago Certificato, anzichè comprare i medicinali per alleviarle i dolori, escogitò la vendetta per eliminarlo: raccolse una decina di quei funghi che proliferavano nel quartiere, quelli che nascevano appiccicati ai muri esterni dei palazzi; li fece bollire in acqua per molte ore, la distillò, e mise una bella dose del distillato di amanitine nella zuppa che tutte le sere preparava per la cena del suo "patrigno". Le 24 ore successive le passò a guardare, imperturbabile, prima le convulsioni, poi le crisi, il coma, ed infine le esplosioni dei suoi organi interni. Fatto ciò, fece un piccolo foro nei tubi del propano e regolò il timer di accensione dei fornelli dopo un'ora. Chiuse tutte le finestre ed uscì da quella casa maledetta, per dimenticare ogni cosa. Quello che successe da allora, fino a quando ricomparve su Queen Elizabeth 15 anni dopo, non è noto a nessuno.

"Dunque... un abito completamente bianco, in houndstooth Donegal plutoniano?", chiese Alistair al ragazzo.
"Corretto. Bianco, il colore della vita, e della morte", rispose il ragazzo.
"Interessante, affascinante" disse in tono sarcastico Alistair alzando un sopracciglio. "Dunque, amico, i crediti non sono uno scherzo, a questo mondo: ce li hai i soldi per pagare un abito Dromfot?", chiese il sarto, sicuro di sè e del fatto che il ragazzetto che aveva davanti fosse uno squattrinato.
Senza dire nulla, Magnus estrasse la carta olografica tipica dei Funzionari Supremi del Comitato; erano carte quadrate, sottilissime e completamente trasparenti, che solo a contatto con le impronte digitali certificate del reale proprietario - e di tutte le dita della mano in contemporanea - prendevano la forma ed i colori del Credito Centrale del Comitato, e potevano essere utilizzate per il pagamento di qualunque cifra e transazione commerciale. Ne esistevano undici, in tutto l'Universo conosciuto, una per ogni membro del Comitato.
Alla vista della carta, Alistair trasecolò: non solo non si attendeva di avere di fronte un membro del Comitato, tanto più così giovane, ma la cosa che lo terrificò di più fu la vista delle dita. Sette dita.
"Certamente, signore" farfugliò Alistair imbarazzatissimo e con la voce tremolante. "Il lavoro sarà fatto e completato al più presto: abbiamo bisogno solo questa volta di prendere tutte le sue misure, poi lei potrà farci altri ordini in qualunque momento e da qualunque posto, e noi le recapiteremo l'abito ovunque lei si troverà". Poi, senza pensare alle conseguenze: "Ma lei è... quello che chiamano il Papa?".
Magnus non si scompose, abbassò gli occhi, poi lentamente sorrise. "Magnus Gaudius Colonna".
"Lei è l'undicesimo membro del Comitato, quello che hanno appena nominato... ed è il più potente. S-sss-si dice in giro... che lei possa lll-leggere nella mm-mente, è vero?". La sua voce si fece lenta e tremolante, mista a un inizio di balbuzie.
"Sono colui che crea le Regole, alcuni pensano che io possa leggere le menti. Diciamo che nel mio lavoro ho a che fare con persone complicate e difficili, continuamente. Quelli che voi chiamate pazzi. E li capisco anche abbastanza bene, oramai. Vedo e capisco tutto ciò che altri, molti altri, non sembrano capire... Sono come un grande occhio, che dall'alto controlla ogni cosa...". Lungo silenzio. "Il mio abito sarà perfetto, lo sento nei suoi pensieri. Vediamo di fare in modo che i suoi desideri... si realizzino!", il tono della voce si fece perentorio.
"Ssss-sarà perfetto. Ora vv-venga, prendiamo le mmmmm-misure... Mi segua, per servirla".

Thursday, March 25, 2010

The long and winding road - 4

Sole, luce, colori, calore, vita. Queste, e tante altre cose, era la Terra. Era.

Nell'anno 3002 dell'Era Terrestre molte cose scomparvero dal mondo nell'arco di pochi mesi terrestri: l'Unione Europea, guidata dal 357° Triumvirato, aveva da pochi decenni conquistato la Luna e numerose colonie di Europei si erano insediate nel Bacino Polo Sud-Aitken, occupandolo interamente e stabilendo una serie di nuove leggi autoritarie di ordine e disciplina rigidissimi. Fu il risultato di un'escalation di grandiosi successi militari e della conquista dello spazio da parte del governo europeo, che uno dopo l'altro aveva sbaragliato gli avversari.
Pochi decenni prima, sul finire del terzo millennio, si era combattuta una lunga lotta per la supremazia nello spazio: nel 2964 la Federazione Asiatica aveva fondato la capitale di Marte, Hella-Planitia, ribattezzata poi New Beijing, poi aveva scoperto le enormi ricchezze del pianeta, portando alla luce giganteschi giacimenti di plutonio. L'Impero Americano, ormai in declino da più di un secolo e sempre più devastato da lotte intestine tra i governatori e i consoli delle varie province, aveva cercato un modo per far risplendere gli antichi fulgori, quando poteva vantare supremazia scientifica, militare ed economica sul resto del pianeta: all'inizio dell'anno 2965, investì gli ultimi miliardi di Dollari - la moneta dell'epoca - nella ricerca di un antidoto contro la malattia di fine millennio, la degenerazione atrofica digitale. Non riuscì mai nell'intento, e l'ultimo imperatore, William J. Butler XXIII, definitivamente esauriti i fondi delle casse imperiali, dichiarò bancarotta, nella speranza che l'ultimo governo rimastogli amico, quello delle Isole Indipendenti di Nuova Zelanda, venisse in aiuto. Ma una serie di intrighi tra i baronati filo-americani e i nemici dell'Impero Americano, portarono all'assassinio del Primo Ministro neo-zelandese proprio nel giorno della firma del trattato di salvataggio, decretando l'inizio della fine dell'Era Terrestre: nel giorno dell'Indipendenza americana del 2988 l'imperatore William XXIII, ormai ricercato da tutti i governi del pianeta, si rifugiò sulla remota isola di Niihau, ma a nulla servirono i numerosi nascondigli di fortuna nella foresta tropicale che dovette cambiare: venne infatti catturato dalla Guardia Indonesiana il giorno duecentonovantasettesimo del 2990, fu venduto a caro prezzo al Cancelliere di Mumbai, al termine di lunghe trattative con l'Unione Europea che reclamava il diritto di giudizio sulla base di arcaici codici legislativi secondo i quali l'origine del continente americano era europea. Ciononostante venne consegnato nelle mani del Rappresentante Federale del Popolo Asiatico, Abhinandana Bhatnagar. Completata questa operazione, le mire espansionistiche della Federazione Asiatica per la conquista dei territori americani, negli anni successivi alla cattura dell'imperatore, portò il governo federale quasi sul punto di avere la meglio sui territori e sul popolo americano, ormai alla fame e stremato dalla malattia dilagante: una dopo l'altra le province americane caddero sotto assedi continui ed epidemie sempre più gravi di DAD. Ma nel 2999, verso la fine dell'inverno, una squadra speciale dei servizi segreti europei riuscì ad eliminare l'imperatore americano durante un'incursione nel carcere di massima sicurezza di Shanghai. Questa azione avviò una reazione a catena che culminò nella dichiarazione di guerra dell'anno 3000 da parte della Federazione Asiatica nei confronti dell'Unione Europea. Che non aspettava altro... Il settimo giorno dell'anno 3002, dopo il sanguinoso assalto e la storica razzia alle banche digitali di Taipei da parte dei Cavalieri di Malta, il 366° Triumvirato ordinò la nuclearizzazione dello stato di Cina e Mongolia. Nel giro di poche ore le due regioni non esistevano più, interamente sommerse dall'oceano.


Il 366° Tri, capeggiato dal Presidente Triumviro di turno Marcus Schwarzkopf, proseguì giorno e notte con continue incursioni nei territori asiatici ed americani, devastando intere città e regioni, riducendo a schiavitù ogni popolazione, quando non decideva di nuclarizzare l'intera regione. Nel giorno cinquantottesimo dello stesso anno il grande stratega Eugen Johannes Bjørnstad sferzò l'ultimo e definitivo colpo alla Federazione asiatica, e nella battaglia aerea di Gerusalemme, la più devastante che si ricordi nella storia dell'universo nell'Era Terrestre, l'esercito kamikaze giapponese riuscì a sfondare la barriera di protezione europea, distruggere lo scudo di protezione delle riserve digitali, ed inserirvi un virus letale, prima di soccombere e dichiarare l'intera federazione sconfitta.



Rimasero in vita poco più di 150.000 militari europei, 30.000 asiatici, e qualche decina di migliaia di profughi erranti, di entrambe le parti... L'enorme abuso di armi nucleari di quelle settimane aveva oscurato di fumi ed esalazioni velenose l'aria di tutto il pianeta, oscurandola e rendendola insostenibile. Nubi tossiche ovunque, oscurità perenne, predatori ovunque, in cerca di cibo, per cui si scannavano a vicenda, anche solo per una radice ammuffita.

Col passare dei mesi si sparse la voce che nella calda Ichnus era rimasta in vita un'intera zona florida, dove gli abitanti vivevano dei prodotti della terra, allevavano animali sani, e professavano il credo dell'armonia, aspettando l'arrivo del Nuovo Cesare che avrebbe guidato gli uomini verso la rinascita della civiltà. Nessuno mai l'aveva davvero vista... ma il mito ormai si stava diffondendo, come un miraggio nella disperazione del deserto devastato.

Un fiume di persone, senza più una testa, senza forma, come un lunghissimo serpente umano, vagava verso nord, alla ricerca di calore, dei profumi della natura di una volta, dei fiori, dei loro colori, del sole... senza mai trovarli.

Buio, fumi, vento gelido... La lunga strada verso la liberazione... DAD...

Sunday, March 21, 2010

Purple rain - 3

Il terminale squillava senza tregua; solo pochi secondi tra ogni serie di 30 squilli ad intermittenza, per poi ricominciare.


"Nome!". "Achilles Caesar, detto Kaiser"
"Ho detto nome e basta, intesi? Qui chi fa le domande sono le guardie: io sono una guardia, io faccio le domande. Tu sei un miserabile, e voi miserabili qui siete scorie. Zitto, ascolta e rispondi quando io faccio domande! Intesi?". "Intesi"
"Anni?". "39"
"Mondo natale?". "Tau Boötis B"
"Razza?". "Umana"
Il ricevitore della guardia iniziò o squillare. La guardia finì di inserire i dati sul display, estrasse il ricevitore e rispose: "73-291-01, passo!". "01-001-02, portate immediatamente qui il prigioniero! Subito!". "Ricevuto, eseguo!".
Kaiser notò qualcosa di strano nella voce della guardia che dopo aver sentito il codice dall'altra parte del ricevitore attenuò il tono imperativo della voce. Le orecchie continuavano a ronzargli, la testa doleva da svariate ore, sentiva il sangue gelarsi, poi ribollire all'improvviso. In sottofondo continuavano gli squilli di chissà quanti ricevitori insieme, altri prigionieri e centinaia di guardie intorno...
Si diresse, seguendo la "sua" guardia, verso il portone d'accesso al braccio C: C, come condannati, pensò. Poi all'improvviso si accorse che era solo la terza lettera dell'alfabeto umano, e chissà quanti detenuti vivevano nel braccio A, B... fino a Z. Ricordava bene ogni lezione di Civiltà Umana, ai tempi dell'università su Tau Boötis 2: amava molto quella materia e l'alfabeto era quello che più gli ricordava i bei tempi dell'università, quando si provava a rivivere come nell'Era Terrestre: fingendo che il "mondo" fosse uno solo, l'energia un sogno per pochi eletti, la politica e l'economia il fulcro della società. Gli squilli ricominciarono a ronzare senza tregua, sempre più fastidiosi, fino ad arrivargli al fondo del cervello, e poi del cuore. Mentre le forze iniziavano a scemare arrivò ad una porta, la guardia dinnanzi a lui la aprì e lo spinse dentro. Faticò a reggersi in piedi, ma si trovò di fronte ad un fascio di luci colorate che lo accecarono. Si portò le mani agli occhi, la testa ormai gli scoppiava, udì una voce metallica dire "avanti, miserabile" mentre gli squilli aumentavano il ritmo e la potenza, sempre più veloci. Si trascinò avanti di qualche metro, quando si sentì afferrato per le braccia e portato di forza in cima ad una scalinata. Si sentì svenire, ed all'improvviso... il buio. Era stato incappucciato ed imbragato in modo da rimanere in ginocchio, con schiena e braccia posate su una struttura che lo faceva sentire come in croce, come facevano nell'Era Terrestre, migliaia di anni prima, e come fecero con quel Gesù che si dice morì in croce per la salvezza dell'Umanità. Ricordava benissimo il suo tutor di Religioni Umane, ed il racconto del giorno in cui si dice questo Gesù fosse stato eliminato: il sole fu oscurato da nubi nere ed enormi per la prima volta come mai, le piogge inondarono la montagna della croce, ed il sangue di Gesù inondò l'intera valle, colorandola interamente di rosso.


"Così... ecco il Kaiser". Sentì la voce davanti a sè, a pochi centimetri. Cercò di parlare, ma la voce gli si strozzò in gola e capì che mentre era in coda per la registrazione gli avevano iniettato la gallamina: non riusciva a muovere più un muscolo, ma era cosciente.
"Dicono che tu sia molto astuto, ma se sei qui... ahahahaha!". "Sono finito", pensò.
"Sei il nostro prigioniero prediletto, ora, Kaiser. Per questo ho domandato di farti avere un trattamento di favore... ed eccoci qui, a parlare di te! Ahahah, chi l'avrebbe mai detto, vero?". Gli squilli ormai si sovrapponevano alla voce, martellanti e senza tregua. Avrebbero fatto impazzire qualunque umano, ma Kaiser era abituato a stress ben peggiori. Il veleno paralizzante che gli avevano inettato si era ormai impadronito di lui, era in totale balia delle guardie e sapeva che ormai non c'era più nulla da fare, se non morire.
"Facciamola breve, amico mio: tu hai aiutato il Complotto, pertanto... ahahahah! Sei condannato. Portatelo via, si dia inizio al Trattamento". Si sentì trascinato via di nuovo, la voce continuava ad esplodere in risate senza pietà, sentiva i timpani quasi esplodere, solo le dita percepivano qualcosa... ora era sdraiato, supino, qualcosa ronzava mentre gli squilli rimbombavano in ogni parte del suo corpo, il cuore pompava, sentiva solo il flusso del sangue scorrergli nelle vene, esplodergli nelle tempie, le dita... le dita... mio dio... un seghetto laser... no, il cianuro dov'è, non posso finire così, vi prego, aiutooooo, le dita... noooooooooooooooooooo.


Aprì gli occhi. Era finita.

Saturday, March 20, 2010

Dancing in September - 2

"Fuoco!", urlò la dottoressa Carla Avalpa de Oliveira al Plotone Militare della Guardia del Comitato.


Era il 21 Settembre, anno MCCXXX PS, era dell'Ananas, giorno 264°.


Le esecuzioni erano divenute una formalità o quasi da quando, nell'era dell'Ananas, era stato introdotto il raggio XD: una vecchia tecnologia degli anni dell'Impero, il raggio D, inventato dalla Difesa Armena, e che veniva utilizzato per lo sterminio dei Russi e la concia delle pelli di cinghiale nella steppa; l'Ente Scientifico aveva approvato stanziamenti ingenti per amplificare all'ennesima potenza il raggio D applicando il processo di micronizzazione di molecole cellulari e sinaptiche ed ora, portato alla perfezione nanometrica, con l'efficacia di un bisturi elettromagnetico in chirurgia, permetteva al condannato di non percepire alcun dolore, di non lasciare alcun segno sull'ambiente, ed anzi permetteva di recuperare qualche watt di energia dal corpo (che corpo non era più, appunto, dopo l'esecuzione) per accumularla nelle batterie di riserva del Quartier Generale Centrale. Prima dell'ora X, però, il Medico Esecutore passava in rassegna per diverse ore l'intero quadro clinico del condannato, per valutare se fosse possibile recuperare dita o cuore in stato "riciclabile". Era una responsabilità enorme, perchè un qualunque errore di valutazione, in senso ottimistico o pessimistico, poteva costare milioni di crediti... e di conseguenza costava la vita del Medico stesso.


Carla de Oliveira era uno degli Esecutori più spietati, e per questo più stimati, rispettati, e pagati dal Comitato. Aveva nel curriculum una lunga serie di riconoscimenti che nessun altro poteva vantare: 35 Grandi Stelle d'Onore, 21 Medaglie d'oro al Cuore Militare, 9 Trofei Boia. Sapeva riconoscere un cuore sano da uno malato solamente ascoltandone il battito, e non aveva bisogno nemmeno di avvicinare l'orecchio al cuore: a distanza di qualche metro riusciva a riconoscere il flusso sistolico da quello diastolico, misurare la portata cardiaca o la compliance aortica.


Nonostante tutti la riconoscessero dall'inconfondibile sfigmomanometro del XX secolo (Era Terrestre), sempre indossato al collo come una collana di perle, riusciva a misurare la pressione arteriosa al semplice tatto con il polso del fortunato. La battuta che ripeteva sempre nel momento in cui stringeva la mano nel salutare qualcuno era "wow, che tono di Korotkoff possente!". Sarcastica, ironica, ma al tempo stesso smisuratamente cinica e lucidamente folle.


Questa volta era stata dura per lei dare l'ordine finale, ma necessario per salvaguardare la causa e non destare sospetti: lei era parte del Disegno, ma al tempo stesso doveva ordinarne il temporaneo smantellamento per mantenersi credibile. E mentre il condannato ormai fuori di sè danzava nella gabbia, agitando i moncherini all'impazzata e cantando versi d'amore... "holding hands with your heart to see you"...


"Fuoco!"

Thursday, March 18, 2010

Hurricane - 1

Era una bella notte, tempestosa e buia. L'aria ghiacciata, con quel classico profumo che sembra bruciato. Il cielo terso, illuminato dallo scintillio delle stelle e della luna piena, splendente, che sembrava una lampadina nel mezzo di una scenografia da presepe.
Le fronde degli alberi danzavano nel vento cercando all'impazzata una direzione, senza mai trovarla, e disegnavano vortici di foglie e fiori nella penombra dell'aria; le loro ombre senza pace si stagliavano sulle corsie delle strade e contro i muri dei palazzi, sterminati blocchi tutti uguali, candidi, lisci e senza balconi.
La station wagon nera, con l'inconfondibile stemma del Comitato stampigliato sul cofano, sfrecciava a pazza velocità lungo la via ghiacciata ed illuminata a tratti dagli alti tralicci filiformi costellati di led colorati, ed i cartelloni 3D delle pubblicità autorizzate trionfavano di luce ad ogni angolo: inviti a votare il candidato di una delle coalizioni fantasma di turno, modelle seminude che sfoggiavano micro-lingerie all'ultimo grido, funzionari commerciali stile Big Jim in doppio petto che - al grido di "Costruisci il tuo futuro!" - consigliavano la stipula di contratti assicurativi super convenienti su cuore e dita.
"Si parla di un uragano in arrivo" - disse Mike con tono angosciato.
"Lo dicono tutti i notiziari da giorni, ma ancora non si è visto quasi niente! Sono le solite sciocchezze del Comitato per far temere il peggio al popolo, sempre e comunque" - rispose Phil, come sempre sicuro di sè. Gli piaceva farsi vedere sempre pronto e preparato su qualunque argomento di discussione, si trattasse di glico-supposte esplosive, di partenogenesi di imenotteri sociali o di alimentazione delle iguane del Madagascar.
"Accidenti a loro... sempre i soliti politicanti, ci spremono fino all'osso, senza mai nessun riconoscimento! Dai che siamo in ritardo, spingi su quell'acceleratore, altrimenti ancora un po' e si spegne tutto e di noi non resterà nulla, nemmeno i ricordi!". Si rivolse verso i sedili posteriori, dove un grande scatolone cubico dalle superfici smaltate brillava di mille luci azzurre e ambrate; sul fondo, una piccola sfera trasparente appoggiata su un treppiede giallo fosforescente luccicava come un sole in miniatura: era la batteria di riserva dell'iper-computer che teneva in vita i mega-server biodinamici nel cubo, milioni di micro componenti dotati di processori autonomi, ma collegati l'uno all'altro, che costituivano il cuore pulsante dell'intelligenza del Comitato. Ne esistevano solo due istanze, due copie identiche, che non dovevano mai viaggiare insieme o stare nello stesso posto nello stesso momento.
"Questa copia" - pensò Mike - "è quella che ci porterà all'illuminazione del Nuovo Mondo, se questo urgano non intralcerà i nostri piani...", e fece una smorfia di compiacimento.
"Non c'è nessun dannato uragano in arrivo... solo vento, ghiaccio, e questo maledetto buio! Non lo sopporto, non ce la faccio più, non sai quanto invidio le nuove generazioni, che non sanno nemmeno che cosa siano il cielo azzurro e il sole!! Almeno loro non potranno mai paragonare il mondo in cui vivono oggi con le belle cose di una volta... meglio non averle mai vissute, beata ignoranza!".

Sunday, March 14, 2010

Pronti, partenza, viaaa!

2010, i miei primi quasi-anta. Una volta quasi tutti avevano un diario. Oggi quasi tutti sembrano avere un blog.


E io? No! Inconcepibile... non tanto perchè ami essere alla moda e sentirmi parte di un gregge (anzi!), ma perchè fin da ragazzino mi è sempre piaciuto scrivere, di tutto. Purtroppo però sono sempre stato - almeno in questo "campo" - disgraziatamente pigro, con l'entusiasmo altalenante e cicli di passione di carta e penna vorticosa alternati ad anni di silenzio assoluto.


Nel frattempo, quasi due decenni di vita ho passato in mezzo a floppy disc, cavi ethernet, prompt MS-DOS, finestre di ogni tipo e milioni di pagine web visitate; ora, al culmine della tecnologia pret-à-porter dove una macchina virtuale e un iPhone non si negano a nessuno, mi sento pronto. 


Inizia oggi la mia nuova avventura a cavallo del TCP/IP, sulla rete, nell'etere e nei sotterranei del virtuale, dove il mondo vero si mescola con tutte le fantasie possibili. E, forse, inizia anche una nuova avventura nella mia vita di carne e ossa, di sensazioni, di speranze, di voglie, di futuro.


Fatemi gli auguri, please: buongiorno, e buona fortuna!

Wednesday, March 03, 2010