Monday, August 23, 2010

Sartorial eloquence - 16

“Gentilissimo Alistair Dromfot, con la presente sono ad ordinarti quanto segue:

n. 20 (venti) abiti come da modello in tuo possesso, colore bianco Luna
n. 20 (venti) paia di guanti come da modello in tuo possesso, colore bianco Luna
n. 20 (venti) paia di scarpe come da modello in tuo possesso, colore bianco Luna

Ti prego di contattarmi con urgenza per confermarmi il prezzo finale e comunicarmi i tempi di consegna, che auspico saranno rapidissimi, come sempre da te assicuratimi.

Sarà mia cura comunicarti l’avvenuto accredito dell’ammontare, comprensivo della solita quota di ringraziamento per il mantenimento della mia privacy e delle informazioni che mi riguardano. So che non importano altre inutili parole con te, ti ringrazio.

Omaggi,
Magnus Gaudius Colonna”

Premette il tasto di invio sul ricevitore ed il messaggio venne recapitato all’istante al destinatario. Appena scomparsa la ricevuta di ritorno che ne confermava l’invio e la ricezione, il suo ricevitore si illuminò della luce rossa che identifica i messaggi di Urgenza Massima: sullo schermo comparvero i dettagli della comunicazione:

“ALLARME LIVELLO 1 – conclave del Comitato indetto con Urgenza Massima: 15 minuti da ora. Presenza obbligatoria, nessun permesso di assenza sarà accordato”.

Essenziale, preciso, rapido, perentorio, il messaggio terminava con i consueti dettagli a corredo, non trascurabili:

“Assenza punita con: espulsione immediata, interdizione a vita da Pubblici Uffici, 20 anni di reclusione in massima sicurezza, seguiti da esilio a vita. I dettagli saranno decisi caso per caso, secondo necessità, dall’Amministrazione Giudiziaria del Comitato”.

Finì di leggere rapidamente, non ebbe nemmeno il tempo di alzarsi dalla scrivania, che il ricevitore suonò nuovamente, questa volta illuminandosi completamente della luce azzurro-verde che indicava i messaggi confidenziali privati. Era la risposta di Dromfot:

“Eminentissimo Magnus Gaudius Colonna,
sono a darti conferma immediata dell’avvenuta presa in carico del tuo ordine per:

n. 20 (venti) abiti come da modello in mio possesso, colore bianco Luna
n. 20 (venti) paia di guanti come da modello in mio possesso, colore bianco Luna
n. 20 (venti) paia di scarpe come da modello in mio possesso, colore bianco Luna

Il prezzo complessivo a te riservato per questo ordine è di 800m (800.000.000,000) di Crediti Interplanetari, da versare secondo le solite coordinate. Data di consegna: 1230/365.

Sono certo apprezzerai l’ennesimo sforzo da me profuso nel rispettare i soliti rapidissimi tempi di consegna che sempre e giustamente richiedi, nonchè la massima qualità dei tessuti che ti assicurerò, nonostante la grave crisi che ha colpito negli ultimi mesi il mercato produttivo dell’houndstooth Donegal su Plutone. Non chiedermi come faccio, so che amerai il risultato, ed è quello che importa. Come sempre, se non sarai soddisfatto, ogni millesimo ti verrà rimborsato immediatamente.

Un’ultimo dettaglio, non meno importante, a conferma della tua preoccupazione, che leggo tra le righe della comunicazione: i modelli che ti riguardano sono al sicuro, come sempre, protetti ed assicurati secondo le clausole definite a suo tempo nel nostro originario accordo; confermo dunque che la tua privacy e le informazioni che ti riguardano non sono mai state divulgate – e nè mai lo saranno - all’esterno del nostro vincolo contrattuale.

Con massima stima ed estremo rispetto,
tuo Alistair Z. Dromfot”

Terminando di leggere la comunicazione, Magnus fece una lieve smorfia con la bocca, il massimo che ci si poteva attendere da lui per descrivere un sorriso di soddisfazione. Capì che i segreti relativi alle sue “appendici” – così usava chiamarle quando parlava a se stesso - erano al sicuro: nessuno al mondo, tranne sua madre, li aveva mai conosciuti. Nessuno doveva sapere di cosa erano la prova... Ripensò a quel giorno in cui piombò su Queen Elizabeth, seguendo la fama di quella dinastia di sarti, e conobbe il grande professionista a cui decise poi di affidare il suo grande mistero. Alle prime impressioni lo trovò goffo, un po’ impacciato, con una lieve balbuzie; durante il primo incontro si sentì trattato quasi come un dio, e Dromfot parlò dei suoi discussi poteri extrasensoriali... Lui approfittò della situazione facendogli credere molto più di quanto in realtà fosse vero. Ma Magnus era sempre stato abilissimo nel lasciare intendere le cose senza mai schierarsi direttamente, lasciando misteri dietro di sè, alimentando le leggende che lo riguardavano, mediando alla perfezione tra la creazione del personaggio mitico e l’uomo comune del Popolo.
Dopo i primi momenti di timidezza di Dromfot, Magnus capì che nemmeno il suo fare serioso ed il suo perenne sguardo accigliato – parti fondamentali del suo carattere – avrebbero potuto fermare od interferire con la voglia di ricchezza e di potere di Dromfot. E non si sbagliò: Dromfot dimostrò un carattere fortissimo e deciso, otteneva tutto ciò che desiderava, si presentava impeccabile ed elegantissimo, grazie alla sua eloquenza sartoriale, ed era stato certamente educato dai genitori, e prima ancora dai predecessori, per generazioni e generazioni, al comando. I numeri del suo impero economico parlavano chiaro.
Lo mise alla prova, e subito riconobbe lo stile di chi – grazie all’avidità – sa mantenere un segreto, capendone la portata: da allora pagò con moneta sonante il silenzio di Dromfot ogni volta che gli piazzava un ordine, ma ne era sempre valsa la pena.

Premette alcuni pulsanti per ordinare il pagamento, poi compose velocemente il messaggio:

“D, grazie. Versamento effettuato: 1M (1.000.000.000,000) CI, solite coordinate. Data di consegna, bene. Luogo di consegna, solito. Ringrazio per le conferme. A presto, MGC”

Spedì ed attese pochi secondi la ricevuta di consegna. Sollevato per l’operazione si alzò, dirigendosi verso il nastro trasportatore che l’avrebbe portato al conclave. Il suo studio era a poche centinaia di metri dalla Sala del Conclave: pensò che sarebbe persino arrivato in anticipo sui tempi previsti e si chiese – sorridendo tra sè – se per chi arrivasse in anticipo ci fosse stato un grandioso premio... viste le gravi penalità per chi fosse stato assente. Ma Magnus il proprio premio lo stava già pregustando da qualche tempo: sapeva che doveva aspettare a lungo, ma la vittoria, alla fine, ci sarebbe stata.

Friday, August 06, 2010

I still haven't found what I'm looking for - 15



"Ecco il mio nuovo amico Philip", disse Hector rivolto ad un ragazzo dalla carnagione olivastra, con gli occhi allegri e leggermente allungati, mentre Phil si stava sedendo al tavolino della caffetteria. "Philip, questo è Michael, il mio compagno di studi. Micheal questo è Philip: l'ho appena catturato", disse sorridendo, "mentre stavamo... ehm... studiando nella sala Ametista, quella di Campi Elettromagnetici. Beh, lui stava studiando, è un ragazzo in gamba... sono io che l'ho disturbato. Ma parliamo di cose serie e si dia inizio alla serata: cosa bevete ragazzi?".
"Piacere, Michael" disse il ragazzo.
Phil rispose timidamente: "Ciao Michael, io sono Philip, Hector ti ha già detto come ci siamo conosciuti", si fermò un istante, come a cercare qualcosa nella mente, poi proseguì: "Io un latte e menta, grazie Hector".
Michael fece un cenno d'intesa verso Hector dicendo sottovoce: "Per me il solito!". E sorrise.
Hector sembrava tutto fuochè uno studente modello, ma qualcosa diceva a Phil che poteva essere uno di quei geni con capacità tecniche nettamente superiori alla media, probabilmente anche un'umanità ed una sensibilità superiori alla media, ma tutte ben nascoste sotto l'esuberanza della gioventù e di un'educazione un po'... spregiudicata. Ma era ancora tutto da conoscere. E Michael aveva la faccia del bravo ragazzo di buona famiglia, ma al tempo stesso si capiva che aveva un'ammirazione per Hector, che rappresentava per lui l'evasione, e comunque una bella amicizia li legava da molto tempo. Sembrava però avere un fondo misterioso negli occhi... li guardò, ma non riuscì a capire cosa nascondevano... Si scosse dai pensieri in libertà, ricordando a se stesso che troppe volte si "faceva dei viaggi" inutilmente, come dicevano i suoi amici, riferendosi alla sua voglia di andare sempre troppo a fondo delle cose, spiegare ogni comportamento in modo logico e razionale, dare una motivazione psicologica ad ogni sensazione e persino ai sentimenti. Vide che Hector stava digitando la prenotazione delle bevande sul suo ricevitore, ed approfittò della sua distrazione per chiedere a Michael: "Tu ed Hector siete compagni di corso? Da quanto tempo vi conoscete? Abitate allo Studentato di Eris III o siete... ehm... di passaggio?". Si fermò all'improvviso, accorgendosi di aver corso un po' troppo, e pensò di aver esagerato con le domande: visto che non aveva mai incontrato Michael prima, sarebbe sembrato invadente a chiedere troppe cose insieme su Hector, pur se indirettamente. Si morse la lingua, in attesa di una reazione.
Michael esitò, ma iniziò a parlare: "Hector ed io stiamo studiando insieme al corso di Riparazioni Genetiche... lo so, non c'entra nulla con i campi elettromagnetici, ma... abbiamo entrambi la stessa passione, la tecnologia. E ci siamo proprio trovati sulla stessa lunghezza d'onda... è proprio il caso di dirlo, vero? Capisci l'umorismo? Eh eh... Ok, scusa, scherzavo... Hector ed io abbiamo un progetto in mente: i nostri studi diciamo, ehm, ufficiali, ci hanno dato uno spunto importante, e gli studi chiamiamoli paralleli... potranno aiutarci a risolvere un grande, grandissimo problema, che affligge l'Umanità". In quell'istante Hector si sedette facendo tremare il tavolino e scosse Michael dalla concentrazione che stava mettendo nel raccontare qualcosa che sembrava tormentarlo. Ma era un ragazzo timido, in fondo, quindi Philip ripetè a se stesso di non dare importanza a quella sorta di imbarazzo di fondo che gli appariva. Un mix tra imbarazzo ed estrema voglia di condivisione...
"Allora ragazzi, siete pronti per un'incursione al Palazzo? Philip, tu sai cos'è il Palazzo, vero?". Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che non ne aveva la minima idea, e riprese: "Si tratta dell'ufficio di Presidenza del Rettore. Armend Rjebalati, lo conosci? Non importa... lo conoscerai! Allora, beviamoci un altro drink, poi vi porto a vedere la mia ultima invenzione... con cui faremo schiattare di invidia Armend". Philip si chiese se Hector fosse così in confidenza col Rettore da poterlo chiamare per nome... o forse era solo un modo per fare lo spaccone con loro, ed invece non lo aveva mai nemmeno incontrato di persona.

Mah... i suoi dubbi su questa strana coppia crescevano. Non capiva come potessero passare inosservati alla Sicurezza, alla Vigilanza, al personale di controllo... con tutte queste loro strambe idee. Persino nel modo di portare la divisa si poteva scorgere qualche indizio di "anormalità", pensò Philip: Hector aveva scucito i due stemmi del comitato dalla casacca e dai pantaloni, per ricucirli sulle maniche, vicini all'orlo sui polsi, e le scarpe che indossava non erano certamente quelle previste dalla divisa ufficiale, ma sembravano ricalcare un vecchissimo modello di una antica marca terrestre, molto eleganti, quasi tutte bianche e con un piccolo inserto sul calcagno, di colore blu, ma senza alcun nome o stemma. Michael invece indossava la divisa ufficiale, ma era talmente malmessa, consunta e lisa su gomiti, ginocchia, e orli... che assomigliava a quella del personale delle pulizie dell'Accademia. Eppure Michael non sembrava un tipo che trascurasse la cura del proprio corpo... c'era qualcosa sotto, pensò Phil, o forse... era lui che faceva troppo caso a questi dettagli. Sorrise ai due nuovi amici, prese tutto il suo coraggio e disse in un modo spavaldo che non gli apparteneva e lo rese un po' ridicolo: "Ragazzi, io sono pronto! Andiamo a conquistare il Palazzo!".
"Ehi ehi... parla piano", gli disse Hector, improvvisamente serio in volto. "Non stiamo giocando, Philip! Teniamocele per noi queste cose, per ora... poi ti spiegherò. Devo spiegarti tante cose ancora, Phil. Posso chiamarti Phil, amico", e sorrise, di nuovo di buon umore, come quando l'aveva conosciuto poco tempo prima quel giorno.
"Certo. Phil. E lui... è Mike, che ne dite? Originale, vero? Ah ah!". Michael sorrise, nè serio, nè felice del nuovo soprannome. Hector rimase col suo solito sorriso stampato sul volto: "Il mio nome non è adatto ad essere abbreviato... Forse un giorno... chissà... ma non ho ancora trovato un nome che mi si adatti veramente. A dire il vero... non ho ancora trovato quello che cerco, da una vita, da quando ho capito...", ed esitò, pensieroso. Poi riprese il filo del discorso precedente e sottovoce continuò: "Ok, ragazzi... Phil è arruolato ormai... andiamo a conquistare il Palazzo".
Si alzarono tutti e tre insieme, ed attraversarono l'uscita della caffetteria, verso la conquista del Palazzo.