Saturday, June 26, 2010

Simple twist of fate - 12

Era l'anno MCCVIII, Era dell'Ananas, quando Phil fece la conoscenza più importante della sua vita. Si era appena iscritto al corso di laurea in Campi Elettromagnetici, la sua passione per le scienze era così forte che non sopportava l'idea di potersi laureare in una sola materia in tutta la sua vita, come imponevano le leggi del Comitato. Fosse stato per lui, avrebbe voluto seguire anche cinque corsi in contemporanea, e le sue capacità di sintesi e di analisi, la sua memoria, la sua velocità di apprendimento, gli avrebbero certamente permesso di sostenere tutti gli esami in parallelo, e di laurearsi a pieni voti in tutte le discipline.
Ma la legge lo vietava: lo spirito di questa scelta era, nella "testa" del Comitato, basato sul fatto che ogni membro del Popolo deve occuparsi e specializzarsi in un solo ramo di attività; "a ciascuno il suo" e "fare una cosa sola, ma farla alla perfezione" erano i detti popolari che aveva sentito dire fin da piccolo, durante i ritrovi di studio nei campi invernali, oppure nelle trasmissioni di promozione per l'iscrizione alle scuole ed alle università.
Aveva 18 anni, quasi 19, quando si iscrisse all'Università di Eris, ed i campi elettromagnetici erano la cosa che più si avvicinava al concetto universale di "vita": qualunque cosa del mondo era causata, o causava a sua volta, un campo elettromagnetico - pensava Phil - quindi... era un po' come studiare tutte le discipline della "vita" in un colpo solo. O almeno questo era il pensiero che Phil si inventò, per accettare la dura legge della laurea univoca, che comunque continuava a farlo tormentare, a farlo sentire obbligato, frustrato, la sua forza e la sua volontà estremamente limitate da una stupida legge!


Durante una delle sue prime sessioni di studio nella Biblioteca Universale del campus, gli accadde qualcosa di strano ed inaspettato: era seduto sulla sua poltrona di studio, sguardo rivolto verso lo schermo tridimensionale sul soffitto, in mano il ricevitore per agire sui comandi della lezione che si era fatto preparare in anticipo - si trattava delle basi antiche, la legge di Faraday, stava scorrendo la lezione ed interagendo con la demo 3D, quando all'improvviso il suo schermo divenne nero, i comandi del ricevitore non funzionavano, e dall'uscita del sonoro ai due lati del suo poggiatesta uscì una voce a lui sconosciuta... "Ciao Phil! Mi chiamo Hector, Hector King. Non mi conosci, ma sono il tuo vicino di poltrona...". Phil si inarcò per guardare a sinistra, poi a destra: effettivamente alla sua sinistra non c'era nessuno, a destra scorse invece un corpo sdraiato, come lui stesso stava sdraiato sulla sua poltrona. Nessun movimento, e la voce continuò: "Non temere, Phil, rilassati. Sono solo un studente, come te... Ed ho trovato un modo per introdurmi nelle poltrone degli altri! Eheh... forte, eh? Ti ho messo paura? Scusami, ma non avrai pensato che fossi il Comitato... Ahahahaahahah! O magari che fossi Dio? Sai chi sarebbe dovuto essere 'Dio'? Ahahahahaha! Ok, scusami, la smetto... Piacere, Hector. Torna pure alla tua lezione su Faraday... poi quando hai finito, se ti va, possiamo bere qualcosa insieme. Accidenti, ma ti ho tolto la parola? Non volevo!".
Phil si scosse un po', era uno studentello burlone che giocava con le attrezzature dell'Università: se lo avesse scoperto il personale di controllo, avrebbe avuto la sua parte di penalità! Ma in fondo sembrava simpatico... "Ciao Hector. In effetti mi hai interrotto sul più bello della demo... ma per stavolta ti perdono! Anche perchè per farlo... devi essere tosto proprio con le tecnologie ed i campi elettromagnetici!".
"Me la cavo, in effetti... ma io in realtà sono iscritto ad un altro corso!". Di fronte a questa candida ammissione, a Phil si gelò il sangue: come era possibile??? Hector stava facendo esattamente ciò che Phil avrebbe sempre voluto fare... studiare tante cose insieme! "Ma... come... è possibile? Non puoi farlo, non può farlo nessuno!". "Puoi farlo, puoi farlo, Phil... basta volerlo!". "E perchè vieni a dirlo proprio a me? Sai che se ti denunciassi, io avrei un bonus, e tu un'enorme penalità!". "So che non lo farai, Phil... non ti ho scelto io, si tratta semplicemente di un caso che il mio sistema si sia connesso con la tua poltrona, credimi. Amici?". "Ok, ma in cambio dovrai spiegarmi molte cose. Chiaro? Ora lasciami finire la demo, poi ci possiamo trovare davanti ad un bel tè verde in caffetteria. Ok?". "Ok Phil, e scusa l'interruzione. A dopo". "A dopo".
Phil buttò la testa all'indietro, posandola sul poggiatesta. Si accorse di essere stato tutto il tempo in tensione con gli addominali per tenere la testa alzata e cercare di scorgere l'aspetto di questo suo nuovo amico, ma non era riuscito a cogliere nessun dettaglio, se non la divisa universitaria da Studente. La demo 3D partì, ma la sua testa volava verso altri pensieri: la libertà di poter fare mille cose, studiare tante discipline diverse, condividere le idee con tante persone, tutte ugualmente degne di usare la propria intelligenza nello studio, ma ognuno con la propria testa.
La demo finì, e lui non aveva seguito una parola... E l'amico probabilmente lo stava già aspettando. "Chissà perchè doveva scegliere proprio me, il suo sistema di intrusione... Non credo che sia stato un caso... o semplicemente un giro del destino, Hector!".


Si avviò verso la caffetteria, molto curioso di sapere, di scoprire, di conoscere Hector. Di imparare ad essere libero.

Tuesday, June 08, 2010

Paranoid android - 11

La sirena gracchiò. Quel suono forte e prolungato stava ad indicare che le porte blindate di accesso al braccio C stavano per aprirsi. La sequenza di porte e portelloni che si dovettero aprire prima di intravvedere in lontantanza l'ultima porta della sala degli Interrogatori sembrò infinita a Carla. Ognuno dei meccanismi di sblocco e apertura era comandato da invisibili congegni in acciaio-plutonio, a loro volta controllati e protetti da doppia verifica biometrica. Carla, senza la scorta delle due Guardie Anziane, non avrebbe mai potuto oltrepassare nemmeno la prima porta. La Sicurezza era uno dei punti di forza dell'organizzazione del Comitato: non doveva sfuggire nulla, nè entrare nessuno o nulla che non fosse stato preventivamente autorizzato da almeno tre membri del Comitato.


In passato nessuno aveva mai saputo quanti fossero i membri del Comitato: era di per sè un'organizzazione di Governo nata 61 anni dopo la fine dell'Era Terrestre, in quella che fu battezzata l'Era dell'Albicocco, preceduta dall'Era di Urano. I primi decenni dopo la battaglia di Gerusalemme furono caratterizzati da carestie, epidemie e lotte per la supremazia tra le opposte fazioni Europee di Turchi, Arabi, Svedesi, Britannici, Franco-tedeschi ed Egiziani. Non ci fu mai un equilibrio di governi in pace tra loro, ma nemmeno mai vere guerre, visto che la fine dell'Era Terrestre aveva impoverito tutte le popolazioni, portandole tutte allo stremo, riducendo tutti i bilanci statali a vuoti documenti inutili. Si viveva alla giornata in città fantasma, o addirittura sempre in viaggio come nomadi, sfruttando il più possibile i prigionieri asiatici che servivano da  schiavi e poco altro. Dell'Impero Americano non era rimasto nulla, se non alcune basi militari sparse qua e là per l'Europa, utili rifugi per i primi anni poichè piene di riserve alimentari molto energetiche. Nel frattempo la DAD si era diffusa a macchia d'olio per tutte le regioni europee, ed oltre... sterminando famiglie, addirittura svuotando interi villaggi nell'arco di pochi anni, senza che nessuno potesse nulla per fermarla. Tranne gli asiatici: qualche sconosciuto dettaglio genetico del loro patrimonio cromosomico faceva sì che ne fossero tutti completamente immuni. E questo, negli anni, attorno all'anno 11, fece nascere una macabra, ma geniale idea nelle menti di alcuni militari Europei di stanza nel campo di prigionia di Istanbul: utilizzare i corpi asiatici come "ricambi umani" per salvare gli europei malati di DAD.


Il numero dei membri del Comitato non era stato mai fisso nel tempo: trattandosi di un gruppo di persone che - in un modo o nell'altro - dovevano essere dotate di caratteristiche umane, psichiche o fisiche fuori dalla norma, non era possibile rimpiazzare coloro che venivano meno, quindi si attendeva che qualche componente "anziano" trovasse il rimpiazzo, od organizzasse l'affiliazione di un nuovo membro in attesa di rimpiazzarne uno in odore di "uscita". Tutto avveniva comunque sempre nel più stretto riserbo e sotto coperture di ogni tipo, motivo per cui nessuno avrebbe potuto sapere mai quanti erano gli Eletti, e soprattutto chi erano.


L'ultimo portellone si spalancò dopo che le due Guardie avevano poggiato il mento sull'apposito supporto per il riconoscimento orbitale, il petto sull'auscultatore diastolico e le due mani allungate verso l'esterno ognuna posata sulla piastra del misuratore digitale. La posizione che le Guardie assumevano ogni volta per l'apertura di una porta ricordava esattamente quella dell'Uomo Vitruviano dell'antico studioso Europeo Leonardo Da Vinci, una sorta di antesignano della Scienza Moderna, in tempi ormai remoti, quando il Mondo era uno solo.


"Dottoressa Carla Avalpa de Oliveira", si rivolse al Responsabile Interrogatori, la Guardia che dirigeva le operazioni di supervisione della Sala preposta a questo tipo di eventi per i prigionieri "di pregio".
"Risulta", rispose la Guardia, dopo aver scorso il proprio ricevitore, dove certamente apparivano i segnali di conferma dell'appuntamento. "Ora la procedura prevede che lei venga spogliata dei suoi abiti, ed indosserà la tuta per gli Interrogatori. Prego..." e le indicò una porta che si aprì in pochi istanti, invitandola ad accedere.
Entrò, era buio, una voce metallica iniziò: "Procedura Preparazione Interrogatorio. Prigioniero Achilles Caesar. Interrogatore Dottoressa Carla Avalpa de Oliveira. Minuti a disposizione: 60. L'Interrogatore deve liberarsi di qualunque oggetto personale. Qualunque. E' pregato di spogliarsi e depositare gli oggetti personali nell'apposita cassettiera". Improvvisamente si accese una luce azzurra ed un cassetto si aprì di fronte a lei: si spogliò completamente, mise tutti gli abiti, il ricevitore, lo stetoscopio nel cassetto. Passarono alcuni secondi, non succedeva nulla. La voce ripetè: "Qualunque oggetto personale dell'Interrogatore deve essere depositato nell'apposita cassettiera. Qualunque". Carla capì: sfilò l'orecchino dal buco dell'orecchio sinistro e lo ripose con cura nel cassetto. Temeva di non riaverlo più indietro, ma sapeva che in fondo non doveva temere nulla. La voce riprese, mentre il cassetto si richiudeva davanti a lei: "L'Interrogatore deve indossare la Tuta degli Interrogatori: prego...". Un altro cassetto si aprì più in basso, sempre davanti a lei, e Carla estrasse una specie di telo sottilissimo e leggerissimo che, nel giro di un secondo le aderì completamente al corpo, percorrendo ogni centimetro di pelle, ricoprendola completamente, lasciando visibili solo gli occhi. Tutto il resto era come "sotto vuoto", ed era una sensazione piacevole, ma al tempo stesso provava un po' di vergogna, come se non fosse veramente vestita: in realtà la microfibra di cellule organiche che componeva la Tuta era fatta appunto di materiale coprente, aderente per tutto il corpo, compresi piedi e mani. Respirò profondamente, si continuava a ripetere "Kaiser sono pronta, sono pronta, sono pronta... finalmente!". Percepiva la presenza di numerose guardie di là dall'ultima porta che la separava dal Kaiser, sentiva il loro flusso sanguigno, erano tutte ben addestrate a controllarlo al meglio, ma per lei non c'erano segreti. La voce interruppe i suoi pensieri nuovamente: "L'Interrogatore ora proceda lungo la linea luminosa, e attenda l'apertura della porta di accesso". Carla si distrasse, fece passare quasi un intero minuto e la voce la riprese: "Interrogatore Avalpa de Oliveira: sei pregato di procedere lungo la linea luminosa. Ora". Carla si scosse dal lieve torpore che le avvolgeva i muscoli di gambe e braccia: "Marvin... mi ricordi proprio Marvin, l'androide paranoico! Che noia, stupida macchina! Sono pronta, sono pronta, prontissima!". Seguì finalmente le istruzioni, camminò lungo la linea rossa che sembrava proiettata sul pavimento da qualche parte sul soffitto, arrivò in fondo al cunicolo di pareti immacolate e senza spigoli, e si fermò, in attesa di istruzioni da Marvin...
Inspirò più che potè, sentì che l'aria che attraversava la Tuta e le entrava nei polmoni sembrava filtrata da qualcosa di conosciuto. Non riuscì a riconoscerne l'origine, ma sentì perfettamente il profumo diverso dal solito neutro odore a cui era abituata, e capì... Capì di essere stata ingannata. La parete si aprì.


"Benvenuta, Dottoressa. Che piacere vederla... si accomodi! Hihihi".

Tuesday, June 01, 2010

Spread your wings - 10

"Mancheranno solo 10 anni solari, X, da quando sarà dove sono ora, al momento in cui esploderà definitivamente l'epidemia irreversibile di DAD. Se l'umanità arriverà a questo giorno senza aver risolto l'enigma del Kaiser, potremo dire addio all'Universo intero. E sai cosa vorrà dire questo... solo i membri del comitato hanno la Via di Fuga, l'Umanità sarà terminata in pochi mesi, addio Sistema Solare, addio Galassie Conosciute, addio Popolo, addio PS. E questo significherà ricominciare tutto daccapo... millenni per ricostruire un Popolo Sovrano..."
"Popolo Servo... hihihihi... Popolo Servo!". Anche a 10 - 'X' come lo chiamava il Papa - piaceva spesso giocare con le parole ed i doppi sensi. Era una strana abitudine di tutti i membri del Comitato, quasi a caratterizzare il loro cinismo, la loro continua voglia di scherzare su qualunque argomento, anche i più terribili, incluse le torture, la morte, il tradimento.
"L'Era del Popolo Servo non finirà mai, Magnus. Fidati di me, fidati del Comitato, e continua le Perlustrazioni. Insieme a te siamo riusciti a fare cose che nessuno avrebbe mai immaginato... giocare con il sistema circolatorio di un qualunque umano del Popolo... e ancora meglio... inventare il Ricambio Digitale per sopravvivere alla malattia... E grazie a te, girare tra i secoli... saltare da un pianeta all'altro come fosse una passeggiata... hihihihihi".
La risata di 10 aveva qualcosa di satanico, la sua voce squillante, degna di un bambino di pochi anni, sarebbe stata poco credibile se non fosse stato per tutto il resto del suo corpo, che gli attribuiva un carisma ed un'imponenza grandiosa: un fisico asciuttissimo, alto più di due metri, sempre vestito in doppio petto blu scuro, con i bottoni di oro gioviano, sia sui polsini della giacca che per tutta la lunghezza delle camicie bianchissime e trasparenti di lino terrestre. E gli inconfondibili gradi del Comitato sul petto. I tratti somatici del volto di 10 denotavano le sue origini del pianeta Terra, delle zone del Nord Europa di un tempo: capelli biondi chiarissimi, quasi bianchi, pelle chiara, anche se il volto era ormai molto rugoso e tradiva l'età, occhi di un grigio-azzurro che solo i lupi della regione Nord di Venere, che discendevano dai lupi terrestri di quelle terre del Polo Nord, avevano mantenuto.
"Vedo che ancora il quesito del Kaiser non è stato risolto... 10, è ora di muoversi, non abbiamo più energie per continuare oggi, mi sento stremato... devo chiudere... Trovami l'uscita"
"Dove ti trovi ora?"
"Europa del sud... no, Africa del nord, è molto caldo, zone desertiche, il paese si chiama Benghazi mi pare. Trovami l'uscita vicino al mercato delle carni... per quanto si possa chiamare mercato!"


Le Perlustrazioni del Papa erano lo strumento in assoluto più prezioso per l'intera storia del Comitato, la scoperta più grandiosa degli ultimi duemila anni. Quando Magnus scomparve da Roma, la città imperiale, aveva solo 5 anni: eppure era determinato a fuggire da quel mondo di povertà e di abusi, per cercarsi una vita normale. Si imbarcò abusivamente su una nave di commercianti intergalattici, nascosto nella stiva, in mezzo ad animali di ogni tipo. Riuscì a scendere su Isis, un remotissimo pianeta ai confini dell'Universo, dove trovò ospitalità presso una delle famiglie più in vista della società locale. Lì ebbe il primo contatto con i Costruttori e grazie alle cure delle donne della società del pianeta, crebbe immerso negli studi sulle origini dell'Universo, della sua costruzione ed espansione. A 8 anni, per la prima volta, si accorse quasi per caso dei suoi poteri visionari: era notte fonda, si era addormentato, ma era appena entrato nel dormiveglia, quando all'improvviso una scossa di terremoto percorse l'intera regione, senza distruggere nulla, ma arrivò a scuotere violentemente la casa della famiglia che lo aveva adottato. Il letto tremò per più di un minuto, e nel frattempo il rimbombo, quasi un lunghissimo enorme tuono, risuonò nella mente di Magnus, quasi in trance. Quell'insieme di suoni e movimenti prepotenti fecero scattare qualcosa nel suo cervello, quasi ad unire circuiti misteriosi che nessun altro era mai riuscito a collegare, ed improvvisamente credette di svegliarsi, proiettato in un mondo che non riconosceva. Camminò a lungo per strade sconosciute, poi all'improvviso riconobbe un monumento altissimo, che ricordava gli obelischi dell'antico Egitto che aveva studiato sui libri. Si avvicinò alla targa ed a fatica lesse quel che rimaneva di un'antica iscrizione: "Augustus pontifex maximus Aegypto in potestatem populi romani dedit". All'improvviso capì di essere di nuovo a Roma... ma... come? Cosa era il sogno? La vita su Isis o questa nuova Roma? Non capì, venne preso dal panico, si sentì improvvisamente stremato, stanchissimo, la testa gli girava e dovette sedersi non appena trovò un gradino. Realizzò solo allora che la gente indossava abiti diversi da quelli che conosceva sulla Terra anni prima... gli parevano più leggeri, tuniche invece che abiti spezzati, e copricapi strani che non aveva mai visto. Un suono cupo echeggiò all'improvviso nell'aria della piazza assolata, come un colpo di cannone potentissimo: sentì uno spostamento d'aria prepotente travolgerlo, ed il sangue gli si gelò nelle vene in pochi istanti. Svenne. Quando riaprì gli occhi si ritrovò sul ciglio della strada, tra le braccia di Fania, la ragazzina della famiglia che lo ospitava, la sua "sorellastra". Lei lo tranquillizzò, ripetendo all'infinito: "Non temere, non preoccuparti, ora sei qui con noi, non ci hai mai lasciato".


"Papa, sei libero, spiega le ali e vola via. Segui le indicazioni che ti sono arrivate sul ricevitore. Sarai fuori in un minuto!". Premette - come ogni volta - il pulsante che avviava l'iniezione del mix di inibitori nella colonna vertebrale di Magnus...


"Eccomi X. 1971: ho visto la fine. Indici un Consiglio Supremo del Comitato al più presto. Il tempo stringe."