Wednesday, October 13, 2010

Live and let die - 19

Jupiter era stato tra i primi pianeti del Sistema Solare I ad essere colonizzato. In verità i primi tentativi risalgono agli ultimi anni dell'Era Terrestre, quando l'Impero Americano tentò affannosamente di recuperare i ritardi accumulati nei confronti dell'Unione Europea e della Federazione Asiatica, ormai tecnologicamente superiori in ogni campo: l'Imperatore George S. XXI della dinastia dei Butler nel 2950 lanciò una campagna di raccolta fondi senza precedenti e riuscì, grazie alla sua abilità dialettica ed al bell'aspetto, a convincere numerosi magnati dell'economia americana a finanziare le operazioni di ricerca su Jupiter; fu costituito il Jupiter Colonization Fund e furono spesi almeno 500 trilioni di dollari per missioni che nell'arco di quindici anni non portarono a nulla, se non all'orlo della bancarotta per l'intero Impero. Fu un fiasco colossale e con la Grande Crisi del 2964 l'economia americana arrivò al tracollo: centinaia di milioni di americani non poterono più onorare alcun debito, persino i più modesti e il sistema bancario crollò sotto l'onda delle speculazioni provenienti da Unione Europea e Federazione Asiatica perdendo ogni controllo sulla finanza centralizzata dell'Impero; il governo tentò più volte di rifinanziare le proprie casse svendendo a prezzi da fallimento centinaia di proprietà ai governi esteri, che aumentarono sempre più la loro presenza in terra americana.
Nel 2965, alla morte di George S. XXI il comando passò al figlio Nicholas K. XXII, gravemente malato di DAD, che investì le sue ultime forze ed i pochi fondi rimasti nelle casse imperiali per alcune grosse operazioni di ricerca sul vaccino, miseramente fallite anch'esse, soprattutto per la ristrettezza di mezzi e denaro. Con la morte di Nicholas K. XXII lo scettro passò a William J. XXIII, che tentò l'ultimo disperato salvataggio delle Americhe, cercando di avviare una nuova epoca, basata sulla politica della fratellanza tra i vari casati e famiglie della nobiltà americana, radicate da secoli nel governo delle regioni locali. Ma naturalmente non riuscì nell'intento di quella che lui stesso chiamava la "Rinascita del Nuovo Mondo Americano", per via delle continue lotte, scaramucce e guerre interne alla nobiltà per il potere e la conquista delle terre. In questo scenario le lotte tra baronati non portarono ad altro che al degrado continuo dei rapporti politici interni, e di conseguenza all'indebolimento dell'interno sistema centrale dell'Impero. Il resto della storia è ben noto...


Nell'anno 1971 PS, Era del Mandorlo, Jupiter aveva ormai raggiunto i centocinquanta milioni di abitanti: più del novanta percento di essi viveva nel distretto del plutonio e si dedicava all'estrazione forzata di questo elemento vitale per l'alimentazione dei trasporti interplanetari. Gli estrattori - e tutte le loro famiglie - vivevano in realtà all'interno delle città sotterranee sui satelliti di Jupiter, in condizioni molto disagiate a causa della carenza di atmosfera naturale ed in presenza dell'atmosfera artificiale; il Comitato, per tenere bassi i costi dell'estrazione, riproduceva solo nelle funzioni essenziali le caratteristiche dell'atmosfera adatta alla vita umana, permettendo quindi il proliferare di malattie respiratorie e cardio-circolatorie che riducevano sensibilmente la speranza di vita e la durata media in quelle zone calava drasticamente attorno ai 75 anni, quando in qualunque altra zona dei Mondi Conosciuti si attestava tra i 140 ed i 150 anni. Ma la malattia più diffusa in quelle terre era la DAD, in una variante molto più rallentata nella manifestazione dei sintomi, ma altrettanto grave, dolorosa ed alla fin fine altrettanto letale. Il percorso della malattia era lo stesso della versione più diffusa, ma si diluiva nell'arco di decine di anni: i primi sintomi potevano manifestarsi anche durante l'infanzia, la morte avveniva a distanza di quattro o cinque decenni, e nel progredire della malattia si verificava gradualmente - ma molto lentamente - la degenerazione totale delle dita di mani e piedi. Chi era fortunato da non esserne colpito poteva vantare maggiori diritti nella società, ma chi invece ne subiva il contagio non aveva alcun diritto di medicazione finanziata, nè tantomeno diritto alla sostituzione digitale, come invece avveniva - secondo regole ben definite - per la maggioranza del Popolo Sovrano. Per questo motivo gli abitanti delle terre del distretto di Jupiter erano denominati "Rinnegati".
Fu proprio in questi ambienti, dove la sofferenza e la fortuna erano lasciate al caso - o al Fato, come sostenevano alcuni - che si svilupparono, a cavallo del primo Millennio PS, tra l'Era di Eris (841-900 PS) e l'Era dell'Albicocco (1081-1140 PS), le basi della dottrina su cui crebbe la Comunità dei Messaggeri del Verbo.
In quasi mille anni la Comunità ebbe modo e tempo di organizzarsi, costruendo una potente comunità attorno alle principali credenze popolari, rielaborate tramandando usi, costumi e abitudini mistiche. La prima di queste fissava nell'anno 1981 PS l'inizio dell'Era della Morte. Tra il 961 PS ed il 1020 PS i primi membri della Comunità avevano assegnato il nome di "Era della Vita" al periodo durante il quale si costituì il fulcro della Comunità e vennero definite le basi gerarchiche dell'organizzazione: la nascita dei Messaggeri del Verbo.


Clemente era il Supremo, Piotr e Gyorgy i due Vicari Operativi, mentre Hans, Vinh, Jude, Jean e Anish i cinque Gerarchi Superiori. Questi i primi tre livelli dell'organizzazione, i cui nomi erano stabili e fissi: alla morte di ciascuno di essi, il successore, scelto per acclamazione, prendeva lo stesso nome del predecessore. Nessun altro carattere distintivo, a parte l'aspetto fisico, serviva per distinguere ognuno di loro dai predecessori.
Sotto al terzo livello venivano coordinati cinquanta Gerarchi Inferiori, cinquecento Colonnelli del Verbo, cinquantamila Soldati del Verbo ed infine il Plotone della Salvezza.
L'organizzazione passò nei secoli attraverso momenti di potere di fatto riconosciuto dal Comitato, che permetteva dunque l'autogoverno delle province di Jupiter da parte dei Messaggeri, a periodi in cui venne messa fuorilegge e per lunghi decenni dovette imparare a nascondersi sotto forma di organizzazione segreta: fu con l'Editto di Argyre Planitia che il Comitato, nel 1800 PS, Era di Makemake, catturò l'intero gruppo di comando e dichiarò fuorilegge l'organizzazione, di fatto obbligando i seguaci a nascondersi per sempre.
Metis, Adrastea, Amalthea e Thebe divennero il rifugio itinerante di Clemente; Io, Europa, Ganymede e Callisto le basi ove i Vicari ed i Gerarchi Superiori stabilirono le loro dimore, mentre Leda, Himalia, Lysithea, Elara, Ananke, Carme, Pasiphae e Sinope i territori remoti dove il resto dell'organizzazione svolgeva le proprie attività.


Il Verbo era l'unica legge per i seguaci dell'organizzazione: una serie di regole tramandate per via orale e mai scritte in alcun libro o dispositivo. Tra la gente del Popolo Sovrano circolavano molte voci sul modo di vivere dei Messaggeri: si diceva avessero abbandonato ogni piacere fisico, si diceva fossero dei pazzi, dei depravati, dei mistici, degli esseri inutili; correvano mille voci diverse sul loro conto, che divennero dapprima leggende, poi miti... Solo un'unica voce era stata confermata ai tempi della cattura del gruppo di comando nel 1800 PS: Clemente ed i suoi sette comandanti furono condannati a morte per fucilazione; di fronte al plotone d'esecuzione il loro ultimo grido all'unisono fu quello che si crede fosse l'inizio del Verbo... "vivi e lascia morire".

Monday, October 04, 2010

True blue - 18

"Focolai di rivoluzioni e sommosse esplodono sempre più frequentemente ai quattro punti cardinali della Terra. Non esiste ormai alcuna regione del pianeta esente dal fascino dei Messaggeri del Verbo, Yarki, e questo mi preoccupa assai. Vivremo momenti molto duri nei prossimi anni, Yarki, di questo ne sono certo. E spero di essere ancora vivo..."
"Maestro Fyodor, non scherzate nemmeno! Noi abbiamo tutti bisogno di Voi, e l'Umanità è quasi pronta. Non saranno pochi anni a cambiare il corso della storia, non è vero?"
"Certo, Yarki, tutto è già stato scritto. Ma nemmeno la fine della mia esistenza cambierebbe il corso della storia, di questo ne sono certo. Sono passati tanti anni, secoli ormai... da quando i primi Virtuosi diedero inizio al Tutto. Ora... siamo quasi pronti... forse...". Fyodor aveva gli occhi ormai spenti dall'età avanzata, ma nonostante i suoi centoventinove anni aveva lo sguardo profondo di chi sa guardare oltre, di chi sa immaginare i movimenti del futuro e le mosse del "nemico". Di chi sa di poter vincere la battaglia di una vita, anzi... di milioni di vite. Alzò l'avambraccio sinistro e, mostrandolo a Yarki, continuò: "Vedi Yarki, nella mia lunga vita mi è stato portato via quasi tutto: le mie dita", e mostrò la mano ricostruita mentre muoveva a scatti le cinque dita... "i miei affetti, i genitori, i figli, la donna che amavo, persino il mio lavoro... ma mai, dico mai sono riusciti a portarmi via l'immaginazione, la fantasia, la speranza, la passione. Di questo ne sono certo". Si fermò all'improvviso, guardando l'infinito, e Yarki notò un luccichio nei suoi occhi, quasi a trattenere le lacrime per aver ricordato i dolori di una vita intera.
"Maestro Fyodor, dovete riposare ora. Ci aspetta un lungo viaggio nelle prossime settimane e dobbiamo essere in forma perfetta. Vi porto la cena, poi devo chiedervi di ritirarvi a riposo. Così impone il vostro regolamento"
"Yarki, domani mattina mi svegli a ore 4, come al solito. Quattro ore di preghiera e canti, poi la sofferenza, elevazione dello spirito, come dicono loro... di questo ne sono certo" - inarcò un sopracciglio con fare sarcastico - "ed infine ancora preghiera e canti. Siamo già sulla buona strada, ma dobbiamo imparare ad essere come loro, Yarki. Non abbiamo nessuna seconda possibilità... di questo ne sono certo. Ti aspetto...", e, indicando col braccio teso verso una direzione indefinita, si diresse lungo il corridoio verso la propria stanza.
Yarki prese la direzione opposta, verso la dispensa del campus. Entrò e rapidamente digitò sul visore della cambusa la sequenza per ordinare pane azzimo e tuberi salati; nel tempo di pochi istanti uno sportello si aprì ed un braccio invisibile porse a Yarki il vassoio, pronto con quella che sarebbe stata la cena del Maestro. Yarki uscì, ripercorse il corridoio fino alla stanza di Fyodor, avvicinò le cinque dita della mano sinistra all'identificatore digitale ed in un istante la porta si aprì: lo trovò già seduto al tavolo, indossava l'abito caratteristico dell'Università di Benghazi, del tipico ed unico colore blu "Verità" che potevano indossare solo i Maestri del suo livello, il più alto possibile in grado nella scala dei Maestri. Gli porse il vassoio senza parlare, sollevò il coperchio trasparente, ed attese. Notò la totale indifferenza di Fyodor nel vedere il contenuto del piatto, e si chiese se lui mai avrebbe imparato a non dare alcuna importanza al cibo ed ai sapori che si trovava in bocca, ed a nutrirsi solo per il sostentamento minimo del suo corpo, come professavano una volta i Messaggeri del Verbo.
Dopo alcuni lunghi istanti nel totale silenzio, con un cenno del capo il Maestro lo congedò, senza proferire parola.
Yarki abbozzò un lievissimo sorriso, si voltò e si diresse verso l'uscita. Appena la porta si aprì davanti a lui, Fyodor lo apostrofò con voce sicura e tuonante: "Yarki... l'Era del Mandorlo si appresta a finire... ma non credere a quello che si dice in giro: l'Era della Morte non inizierà, di questo ne sono certo".
Yarki uscì senza fiatare. "Maestro, ogni parte di me vuole credervi... ma una infinitesima goccia del mio sangue scorre al contrario e sento che vorrebbe credere al Comitato, e al mito dei Messaggeri del Verbo", pensò Yarki mentre si allontanava. Era il 1971 PS.